Ricoverarsi a Trieste? Curarsi a Trieste?

E' possibile farsi ricoverare in un ospedale psichiatrico a Trieste?
Inviato da Anonimo il Mar, 12/07/2011 - 11:40 all'Aipsimed:
http://www.aipsimed.org/
Ho 35 anni e soffro da molti mesi di una grave depressione. I farmaci e la terapia presso il DSM non aiutano, anche perchè le pressioni ( mobbing lavorativo, lutti, malattie fisiche ) che mi hanno portato al mio stato non cessano e mi stanno spingendo all'annullamento. I pensieri suicidi sono sempre più frequenti e purtroppo sempre più organizzati. Ho paura che tenterò un gesto insano se resto in queto situazione. E' possibile farsi ricoverare da qualche parte con queste motivazioni? Il ricovero è tutelato dalla privacy ( soprattutto nei confronti del datore di lavoro ) ? Sono di Trieste.

Ho ritenuto di dover dare una risposta con senso di responsabilità e onestà. (Mario Comuzzi)







Ricoverarsi a Trieste? Curarsi a Trieste?

La mia esperienza decennale mi fa sentire in dovere di esporre la mia visione sulle possibilità di cura che una persona colpita da grave depressione (con tutto ciò che questa malattia comporta) può avere a Trieste.



1) Stabiliamo subito un aspetto della realtà di Trieste: strutture private non esistono. Di ciò ne fanno un vanto i leggendari capi della psichiatria politica di Trieste:
http://www.youtube.com/watch?v=HVpk5xFdbMs



2) C'è la clinica psichiatrica universitaria. La dirige il prof De Vanna (psichiatria medico-scientifica, trattandosi di Trieste meglio specificare). Però è convenzionata col DSM. Cosa significa? Anni fa mio figlio Giulio viene ricoverato in questa clinica; era nel suo primo episodio di psicosi, quindi importantissimo curare bene. Dopo alcuni giorni compare Mario Colucci, psichiatra del CSM di Domio, a capo di una squadra di operatori. Non proferisce parola con me, va a prelevare Giulio e lo porta in una stanza assieme a tutta la squadra facendomi segno di non entrare. Rimango seduto fuori, ma dopo qualche minuto il Colucci esce, mi si avvicina, e mi dice che devo allontanarmi perchè se Giulio sa che sono vicino ne risente. Alla fine di questa operazione militare il Colucci si accorda con uno psichiatra della clinica: Giulio per alcuni giorni andrà a passare mezza giornata al CSM Domio e poi sarà dimesso dalla clinica passando “interamente” al CSM. Io non ho potuto avere alcun ruolo. Ero alle primissime settimane della vicenda, rimanevo disorientato dal modo di agire cui assistevo, pur avendo piena coscienza di cosa si dovesse fare.
Quindi il DSM di Giuseppe Dell'Acqua è padrone assoluto sul campo. Mi dispiace che il signore che ha scritto chiedendo suggerimenti ha dovuto constatare che “i farmaci e la terapia del DSM non aiutano”.



3) L'SPDC. La signora Eleonora ha scritto che è un posto tremendo. Devo darle ragione, per esperienza diretta. Giulio ci era entrato di sua volontà perchè aveva accettato di farsi controllare per alcuni giorni. Era come si usa dire “sopra le righe”, e lo era perchè i signori psichiatri Colucci e Marsili del CSM Domio lo avevano convinto ad abbandonare tutti i farmaci, compreso il litio, che lo avevano rimesso in condizioni anche di lavorare. E' stato Giulio a spiegarmi quello che facevano a mia insaputa. Entrato nel pieno della vitalità dei suoi 19 anni, mezz'ora dopo era schiantato. Non si reggeva in piedi, barcollava, aveva difficoltà a parlare e a respirare. Lo avevano siringato con overdosi di sedativi, ma io non potevo capire come mai stesse così male se nessuno mi diceva niente. La sera del terzo giorno c'era un infermiere seduto accanto alla porta. del reparto. Io ero all'esterno, perchè l'ostilità che mostravano per i familiari superava il limite della provocazione. Finalmente trovo una persona con cui scambiare due parole. E mi spiega. Hanno ridotto Giulio in quelle condizioni
"PERCHE' I BASAGLIANI HANNO L'ORDINE DI NON CHIUDERE LE PORTE"
e lui infatti era lì di guardia, con la porta aperta, sulla soglia. Mi spiega anche che con quelle dosi di sedativi non gli danno farmaci. Quindi è tenuto lì, in quelle condizioni, a quale scopo? Immediatamente una vampata di furore mi investe. Qualche mese prima a Roma ha avuto il primo ricovero, anche volontario, ed è stato aggredito e pestato davanti a me e a mia moglie, lo hanno trascinato in una stanza gridandoci di andare via. Ce lo hanno fatto rivedere stroncato chimicamente anche lì, e con i due polsi legati a un letto di ferro. Anche lì abbiamo avuto chi ci ha spiegato:
"ABBIAMO ORDINE DI NON CHIUDERE LE PORTE"
Se qualcuno non lo sa, come non lo sapevo io, il significato di
"PORTE APERTE"
è questo. Capite? Devo trattenere certe parole che mi premono dentro. In quale paese degli orrori siamo condannati a vivere?
Non basta con l'SPDC.
Un cortocircuito causa un piccolo incendio in un'abitazione. Causa l'odore di gomma e plastica bruciata dei cavi la signora che vi abita viene portata all'ospedale. Ma anzichè al pronto soccorso la portano all'SPDC. Un errore? Pare di no, perchè ci sono altri casi. Quando si rende conto chiede spiegazioni, ma la tengono in attesa. Passa le ore notturne in chiacchiere col personale e con pazienti. La mattina presto viene un'auto dei domiciliari a prelevarla. Lei pensa che la riportano a casa, e invece la portano al CSM Maddalena. Le dicono che dovrà rimanere alcuni giorni e prendere dei farmaci. La signora si ribella, vuole andarsene. La bloccano. Fa per chiamare aiuto al cellulare, ma glielo tolgono.Giungono a siringarla attraverso i vestiti. Riesce più tardi a chiamare aiuto col cellulare di un paziente, e finalmente arriva qualcuno a farla praticamente evadere. Scampato pericolo? No. Lo psichiatra Riolo segnala la signora per sottoporla ad amministratore di sostegno. Una letterina scritta a mano, poco leggibile, per niente professionale. Ma è sufficiente: una giudice emette il decreto. Ricorsi, appelli, udienze, avvocati, sofferenze e vessazioni di ogni genere. Un paio di mesi fa la signora ottiene la revoca, dopo sei anni. Sei anni! Tutto era iniziato in SPDC.
Ma gli altri casi? Quanti giovani hanno perso la vita in SPDC? . Perchè magari li portano lì per aver preso una sbronza a una festa, e il protocollo lì è di schiantare con sedativi
"PER NON CHIUDERE LE PORTE"
Ci sono dipendenti sanitari che conoscono diverse di queste storie. E spiegano che quando un ricoverato va in coma a causa dei sedativi, presi dal panico, dall'SPDC lo portano nei reparti di terapia intensiva, dove alla fine vengono “scaricati” con formule generiche. Tutti sappiamo di uno psichiatra trasferito in un'altra città per uno di questi episodi che ha causato la morte di un ragazzo. Un lettore ha osservato giustamente che in 19 ore di ricovero non si fa niente per chi ha entra con idee suicidarie. Si pensi che in media a Udine il ricovero dura 24 giorni (la famosa legge 180 è la stessa a distanza di 70 chilometri?). Ma abbiamo qui già una prima spiegazione al triste primato dei suicidi che Trieste ha mantenuto per molti anni.
Adesso l'SPDC è diretto da Assunta Signorelli. Era direttrice sanitaria e commissario speciale al Giovanni XXIII di Serra D'Aiello, in Calabria, fino a quando lo hanno chiuso con massiccio intervento di forze di polizia per mettere fine agli orrori. Tutti i canali tv hanno riportato quelle scene. “Chi l'ha visto?” continua a seguire la vicenda anche per le tante persone scomparse.



4) I CSM - Centri di salute mentale. Come comitato legalità Trieste, e poi come Rete per la legalità, siamo a conoscenza di molte brutte vicende che riguardano i vari CSM di Trieste. Personalmente ho avuto a che fare col CSM di Domio, che riguarda anche casi gravi di persone che conosciamo molto bene. E' preferibile, quando si può, sentire dalla viva voce delle persone le loro storie. La maestra in pensione e sua figlia, note ai lettori di Aipsimed per il reportage di Cristiana Lodi del 9 gennaio 2009, vittime degli psichiatri. Una persecuzione infinita. Da una trasmissione di Rai1:
http://www.youtube.com/watch?v=mfljwO3gJYY
Su youtube ci sono altre testimonianze in video rilasciate dalla stessa signora. Sul suo conto il tribunale aveva da molto tempo un fascicolo di 29 pagine, di cui solo recentemente la signora ha potuto avere in copia. Il tribunale lo ha avuto dagli psichiatri del CSM Domio; l'intento è di infangare la vittima per influenzare i magistrati. Lo fanno sistematicamente. Ma l'esagerazione è tale che sarebbe bastato il quarto di una pagina. E' una sbalorditiva rassegna di calunnie, invenzioni, falsità. La signora ha censito 320 (trecentoventi!) falsità in quelle 29 pagine. Non è firmato, ma vi si riconoscono le espressioni, i processi mentali, l'attitudine e l'abitudine alle bassezze di chi l'ha scritto.
Verrebbe da augurarsi che i magistrati che hanno avuto per le mani quel fascicolo si siano resi conto del miserabile livello morale, culturale e professionale dell'autore. Ma la giudice tutelare Carlesso il 26 febbraio 2009 emetteva un decreto per assegnare un amministratore di sostegno (un estraneo) alla figlia prima di incontrare le due donne. La signora due settimane dopo riusciva a farsi ricevere per contestare le straripanti falsità della relazione dei “servizi” (un'altra, non le 29 pagine); ma la giudice le dichiarava che lei si atteneva a quella.
Fra i molti giovani “seguiti” dal CSM Domio che hanno perso la vita c'è lo sfortunato Riccardo Rasman; quattro mesi dopo mio figlio Giulio. Un'amicizia fraterna ci unisce ai familiari di Riccardo, e un uguale dolore per la perdita dei nostri figli. Ci accomuna anche la chiara consapevolezza che sia Riccardo sia Giulio sono stati portati alla morte da personaggi vari delle nostre istituzioni, completamente alla deriva, al di fuori di qualsiasi controllo. In primo luogo gli stessi psichiatri Colucci, Marsili e compagni, lo stesso CSM del Domio, la stessa brutalità, lo stesso celeberrimo apostolo della psichiatria politica, Giuseppe Dell'Acqua. E poi tutti gli altri.
L'atroce fine di Riccardo è documentata da numerosi video in internet.Alcuni video fatti dai familiari mettono però in evidenza gli argomenti che maggiormente ci interessano in questa sede, a cominciare con l'operato degli psichiatri di Domio. Insistevano per consegnare Riccardo alla polizia! Al CSM Domio questo è un metodo di cura! Alla fine è stato consegnato alla polizia, come volevano; ma gliel'ha consegnato la cooperativa Basaglia.
Le cure e i risultati:
http://www.youtube.com/watch?v=6ZfRKVnHnLM
Un altro tremendo documento-video mostra altri aspetti dello scenario di complicità in cui è l'omicidio di Riccardo è avvenuto.
Omicidio su commissione?
http://www.youtube.com/watch?v=yYbHth6Cb04
Per quanto riguarda il trattamento che Giulio ha avuto da parte degli psichiatri c'è il sito a lui dedicato:
http://www.giuliocomuzzi.it
Cominciando da uno dei numerosi video:
Martirio a Trieste:
http://www.youtube.com/watch?v=h_npm-I3XZY
Il signor G, giovanile ultraottantenne, frequentava anni fa la nostra associazione. Ci aveva spiegato che il responsabile del CSM di Domio, Marsili, e la giudice Carlesso gli avevano imposto un amministratore di sostegno. “La gente” non sa cosa significa.Ti bloccano i conti correnti, la pensione, la corrispondenza, non puoi più decidere niente, altro che interdizione..Uomo schietto e simpatico, dotato di ironia, con riconoscimenti al valore da parte dell'esercito italiano e di quello jugoslavo, era deciso a rivendicare i sui diritti di cittadino e far revocare il decreto della giudice. Una perizia del direttore della clinica psichiatria attestava la sua integrità mentale. Nonostante ciò e nonostante una seconda perizia il Marsili organizzava più di una spedizione a casa sua, accompagnato da una squadra di operatori. Chi li conosce sa cosa significa. Il signor G era riuscito con una certa furbizia a evitare gli incontri. Una nuova perizia certificava nuovamente la sua integrità mentale e si riferiva addirittura al Marsili stesso. Ma sul finire del 2009 il nuovo responsabile del CSM di Domio, Evaristo, si presenta a casa sua con gli operatori e con i carabinieri. Il signor G non può opporre resistenza e viene portato all'SPDC e costretto a rimanere per una settimana, con obbligo di psicofarmaci. Passata la settimana viene portato al CSM di Domio è costretto a rimanervi per 40 giorni, con l'imposizione di psicofarmaci. Come avevano fatto tempo prima con la maestra in pensione: stesso trattamento, uno standard del CSM Domio.
Quando l'abbiamo reincontrato era l'ombra dell'uomo che conoscevamo. Prima andava in macchina a pranzo in Slovenia, veniva a trovarci con una bottiglia di vino del Carso. Dopo non riusciva a fare i gradini di casa sua, debole, debilitato. Sono riusciti nel loro scopo: possono dichiarare che “è seguito dal centro di salute mentale”. Quella parola “seguìto” è il vero stigma a Trieste. Una signora si era recata dai carabinieri per denunciare un reato nei suoi confronti. Ma è stata congedata con un “Non si può, lei è seguita dal centro”. La signora è quella che poi ha ottenuto la revoca. Quindi mentalmente sana.
Per chi è a rischio autolesionista, suicida, ma anche per chi non lo è i CSM non sono indicati. Sono stato al funerale di un anziano “seguìto” da un CSM di Trieste. Era titolare di una pensione. Ma gli veniva sottratta con espedienti proprio dal CSM. Il poveretto ha supplicato e implorato. E' stato portato in ospedale, dove ha chiesto di poter andare a casa, ed è stato accontentato. A casa si è impiccato. Un suo vecchio amico mi ripeteva, sconfortato: “Portano le persone alla disperazione”.
Al grande convegno del 2 febbraio 2009 c'è stata una voce fuori dal coro: Daniela Nice. E' riuscita a infilarsi nella lista dei relatori per denunciare pubblicamente la morte per suicidio in una struttura della psichiatria di una signora che conosceva. Era ricoverata proprio per depressione con rischio suicidario. Tutto il personale era assente per assemblea politica.
Al CSM di Domio può succedere di tutto. I genitori, che sono sempre visti con fastidio, trovano magari il figlio ubriaco alle 10 di mattina. Succede che il cosiddetto ambiente protetto è così ben protetto che una giovane vi rimane incinta a seguito dell'incursione di un “utente” di un altro CSM di Trieste che va a infilarsi nella sua camera. Succede che gli utenti comprano bottiglie di superalcolici al vicino market, se le portano dentro e forzano a bere altri degenti, giovani donne. Chi ha un figlio o una figlia lì dentro non trova per niente divertente la “libertà terapeutica” ostentata dal sistema Trieste.
Ma al Domio succede anche il peggio del peggio. Pseudo-psichiatri del CSM Domio deliberatamente agiscono per il sequestro di bambini, anche lattanti. L'impunibilità delle assistenti sociali e degli psichiatri li porta al delirio da onnipotenza. Trieste sbalorditivamente sequestra alle famiglie un numero di minori pari a tutto il resto d'Italia. 200.000 abitanti come 60 milioni; sono dati Istat.. C'è o non c'è qualcosa di storto? I minori sequestrati sono materia prima per l'immensa rete clientelare della psichiatria politica. Il CSM Domio anche in questo si è macchiato per sempre di atti che urlano alla coscienza umana. .



5) Pronto soccorso, suggerito in un commento. Comporta per lo meno due tipi di rischio. Uno è quello di essere immediatamente consegnati all'SPDC. L'altro è meno chiaro, meno evidente, perchè non si viene informati. Abbiamo notizia che ormai anche al pronto soccorso ci sono intraprendenti operatori che segnalano dei ricoverati per l'amministrazione di sostegno. Un tema che merita un paragrafo tutto suo.



6) A Trieste l'amministrazione di sostegno è la sorte che attende buona parte della popolazione. La giudice tutelare Gloria Carlesso dichiarava in un intervista di valutare 25.000 (venticinquemila) potenziali amministrati.(beneficiari!) su una popolazione di 200.000 abitanti.. Credevo fosse un obiettivo delirante, ma poi mi sono ricreduto.
Abbiamo visto che basta una letterina, un foglietto di uno psichiatra, e la persona è condannata. Fa ricordare Edmond Dantes.. In un mercato così promettente non poteva non intervenire il leggendario successore di Basaglia, Franco Rotelli. Il quale dal suo ruolo di direttore generale della sanità di Trieste, arruolava tutti i medici di famiglia per contribuire massicciamente alla produzione industriale di interdetti programmati dalla giudice Carlesso. I medici devono semplicemente compilare un modulo predisposto come “Ricorso per la nomina dell'Amministratore di sostegno” segnalando il nominativo dell'ignaro cittadino. Ma siamo al punto che perfino al ricevimento negli ospedali di Trieste ci sono dipendenti addestrati a emettere questi “ricorsi”. Una badante o un lontano parente può facilmente diventare amministratore di sostegno indicando il “beneficiario”. Il quale, poi, in nessun modo può liberarsene, anche quando risulta evidente che l'amministratore mira ai suoi beni.
Nel 2010 la giudice tutelare Gloria Carlesso passava ad altri incarichi, e il 17 luglio Il Piccolo pubblicava: “Amministrazione di sostegno - C'è una nuova associazione” e accanto la foto del presidente, l'ex giudice di pace Garano. Il quale su Il Tuono specifica che “La nuova associazione è sorta per impulso di Paolo Cendon”. Cendon viene nominato Presidente del Comitato Scientifico, di cui fa parte anche la Carlesso. Associati soprattutto avvocati impegnati come amministratori i sostegno.
Non basta ancora. Nel pieno dell'inchiesta condotta dal giornalista Paolo Parovel, durata sette mesi, su numerosi casi di abusi di amministratori di sostegno ai danni dei beneficiari, il nostro illuminato consiglio regionale il 26 ottobre scorso partorisce la legge regionale 113: ” interventi per la promozione e la diffusione dell'amministrazione di sostegno a tutela di soggetti deboli”. Amministrazione di sostegno e psichiatria costituiscono un binomio indivisibile. Dietro a un decreto di amministrazione di sostegno c'è un pezzo di carta di uno psichiatra. E poi chi se ne libera più? Paolo Cendon. supremo promotore di questa legge, della “sua” legge, da anni ha iniziato l'apostolato con le associazioni dei malati terminali.
In una mia conferenza stampa ho voluto dare una definizione, assolutamente soggettiva: “L'amministrazione di sostegno è' un mostruoso tentacolo, generato della piovra della psichiatria politica e dalla magistratura politica sorte dalle stesse radici”. Nel sito dedicato a mio figlio Giulio in prima pagina c'è l'articolo “Il martirio di Giulio, vittima delle lobby di Trieste”: http://www.giuliocomuzzi.it



7) Rivolgersi a specialisti non locali, o comunque esterni al DSM. E' vietato. Ed è severamente punito. Innanzitutto, come spiegano al primo sospetto che si sta per contattare uno specialista o una struttura esterna, non vengono più forniti farmaci nè ricette. Sono gli unici autorizzati dispensatori. L'ostruzionismo purtroppo non conosce limiti, e si riversa sui figli, diciamo, “seguiti”. Giulio è stato sempre ( la parola “sempre” significa: dall'inizio alla fine) sottoposto a battute, sarcasmo, opera di scoraggiamento riguardo il professor D'Alessandro di Genova, che l'aveva curato con successo, e anche riguardo il professor Cassano dal quale siamo stati nel 2003. Una possibilità di cura prospettata dal professor Cassano era l'elettroshock. Particolarmente per chi soffre di bipolarità c'è una percentuale molto alta di successo. Il successo spesso è una liberazione totale dai disturbi. Io ho ricevuto parecchie testimonianze di questo tipo. Giulio era deciso a farlo, e ci preparavamo per farlo a Verona. Marsili, responsabile al Domio, che “seguiva” Giulio, ha distrutto le sue aspettative e la sua fiducia. Ne ho già testimoniato in Aipsimed:
http://www.aipsimed.org/news/lelettroshock-pratica-che-fa-discutere
L'opera di plagio è continuata quotidianamente quando negli ultimi mesi Giulio stava male, e stava male a causa del loro operato scorretto e della loro omissione di soccorso prolungata per molti mesi.
La famiglia Rasman è altrettanto tragicamente testimone. Erano andati a Preganziol; da quella clinica Riccardo era ritornato molto migliorato. Erano andati a Pisa, hanno avuto le stesse iniziative mie. Ma queste iniziative sono state motivo di fastidio, di rimprovero, di ritorsione.
La maestra e sua figlia, di cui il famoso reportage, sono state accolte con umanità e professionalità da un direttore di DSM della Toscana. La giovane è stata curata e assistita. Finalmente aveva una diagnosi e delle prescrizioni. Ma quando vi sono ritornate il direttore di quel DSM ha spiegato che era stato pesantemente intimidito, minacciato. Non doveva occuparsi di persone provenienti da Trieste. Il feudo di Dell'Acqua non si tocca. Alla faccia della libertà di scelta delle cure e del medico. Non pensiate che finisca qui. La giovane è assistita da uno psichiatra della vicina Slovenia.
Per la prima volta, dopo l'esperienza in Toscana, si occupa di lei un professionista capace, umano e che parla la sua lingua materna. Naturalmente, come ho spiegato, la mamma deve comprarsi i medicinali, Se riflettiamo sui costi è bene sapere che nello stesso tempo l'amministratore di sostegno assegnato a suo tempo dalla ex giudice tutelare Carlesso si trattiene buona parte dell'assegno della giovane. Ma gli è stato affidato il compito di fare da intermediario con il medico sloveno, per favorire il rientro delle pecorelle smarrite all'ovile del signor Dell'Acqua, e più precisamente al CSM di Domio. Che innumerevoli volte ha sequestrato la figlia e anche la madre.
La signora Premolin, sindaco di San Dorligo, comune di residenza delle due donne, ha sempre firmato senza esitare i TSO voluti dagli psichiatri del Domio, continuando a rifiutare l'incontro con le vittime. Il caso vuole che sia compagna di partito di Dell'Acqua (come di Ignazio Marino). Sicuramente è pronta a firmare di nuovo se le ripresentano il modulino. Uno specialista esterno al DSM suggerisce alla signora di vendere tutto, abbandonare l'Italia, stabilirsi all'estero. Io sono persuaso che lo fa con convinzione, e condivido. Non c'è via di scampo.



8) Il signore che ha lanciato l'appello sulle possibilità di cura a Trieste ha accennato al mobbing. A Trieste non abbiamo da invidiare nessuno .Rotelli, leggendario erede di Basaglia e pontefice massimo della teocrazia basagliana di Trieste, è assurto alla ribalta di “Mi manda Rai3” per una grave episodio di mobbing:
http://www.aipsimed.org/news/lettera-aperta-al-dr-vianello-di-mi-manda-rai-3-per-il-caso-nazario-di-cicco
Per non parlare di psichiatri e operatori che non adeguandosi agli standard “basagliani” hanno dovuto o voluto, per mobbing, abbandonare i potenti e remunerati servizi della psichiatria politica di stato.



9) Eventuali malattie fisiche.Nel suo scarno appello il signore giustamente solleva anche questo problema. Delle tante testimonianze raccolte come Comitato legalità Trieste e come Rete per la legalità, non ci risulta un solo caso che gli psichiatri si siano interessati alla cura di malattie fisiche dei loro “utenti”. Perfino Mario Maj conosce bene il problema se vi ha dedicato uno dei dieci punti nell'edizione del giugno 2010 di World Psychiatry Association: “La protezione della salute fisica dei pazienti. La guida è probabilmente la prima del suo genere che dà risalto alla trascuratezza per la salute fisica dei pazienti come un problema che può compromettere l'integrità dei servizi basati sulla comunità”. Eccetera. Non ci si può aspettare niente.
http://www.aipsimed.org/blog/mario-maj-june-issue-of-world-psychiatric-association



10) Anche la prevenzione è proibita e punita. Nelle primissime settimane dei problemi di Giulio avevo portato a Colucci, psichiatra del CSM Domio, delle pagine stampate di un magnifico sito dedicato alla prevenzione e alla cura del primo episodio psicotico. Mi interessava particolarmente fargli capire che ero ben consapevole dei problemi e che era indispensabile curare adeguatamente perchè eravamo proprio nel primo episodio. Ma Colucci, eternamente seccato, mi liquidò con tre parole, tre: “Sono cose datate”. In una trasmissione tv di Telefriuli ho avuto l'occasione di citare la prevenzione come avevo scoperto in quel sito. Ne ho ricavato un video che ho postato su youtube. Aveva destato interesse anche ad alcuni professionisti. Dopo poco tempo veniva oscurato assieme a una decina dei miei video. Quel frammento riguardava solo la prevenzione. Chiaramente in Italia è vietato anche solo parlarne. Il validissimo e prezioso sito, inalterato dopo dieci anni:
http://www.pepp.ca/



11) Le associazioni. Che io sappia non ce n'è una affidabile a Trieste.
Mi era stata data una delega per partecipare a una riunione di 16 associazioni di familiari di malati mentali. L'incontro era negli uffici di Rotelli. La signora Gambassini che aveva organizzato e riceveva i partecipanti nell'invito aveva scritto che “il dottor Rotelli avrà l'amabilità di accompagnarci a vedere il roseto”. Ero un pesce fuor d'acqua perchè era evidente l'amicizia e la frequentazione di tutti con Rotelli, escluso me. Le rose sono rimaste il tema della riunione e della passeggiata nel parco.
Un paio d'anni fa per caso trovo la relazione di una delle riunioni dell'Unasam di Trieste alle quali partecipava Marsili, noto responsabile del CSM di Domio. Ebbene, avevano messo a verbale che avevano sentore che sarei forse comparso in pubblico; in quel caso si impegnavano per venire a contrastarmi. Immagino verbalmente. Non sono comparso in pubblico; e non sapevo di essere “seguìto”.
L'Unasam, diretta dalla celebre Gisella Trincas, Premio Basaglia, raggruppa qualcosa come 140 associazioni. A Trieste è diretta dalla signora Sinossi. La quale il 2 febbraio 2009 era fra i relatori al grande convegno per coprire di fumo i gravi abusi degli psichiatri denunciati nel reportage di Libero. Anche lei non ha sentito il bisogno di contattare le vittime. Non ha voluto perdere l'occasione di partecipare al pubblico linciaggio.
La delusione più amara è venuta dall'unica associazione che sembrava seria e che vantava la propria integrità. Che significa non essere controllati e finanziati da Dell'Acqua. Io e mia moglie abbiamo accompagnato due donne perseguitate lontano da Trieste per evitare il loro probabile sequestro; erano già state sequestrate più volte e internate. Con loro eravamo in stretto rapporto di solidarietà e amicizia. Ebbene, al ritorno a Trieste l'integerrima anziana presidente ha un brusco voltafaccia. Un trauma per noi, che le avevamo creduto e le eravamo affezionati. Completa la “svolta” con una “segnalazione” sul Piccolo per denigrare me e le perseguitate. Evidentemente eseguiva gli ordini.



12) La psichiatria a Trieste è un settore della sanità? O viceversa? Al leggendario Franco Rotelli è succeduto nel ruolo di direttore generale della sanità di Trieste Fabio Samani, Un nuovo corso? Vediamo.
Una signora consegna al nuovo direttore generale Samani un fascicolo nel quale denuncia abusi commessi a suo danno da alcuni psichiatri e da Dell'Acqua e chiede di essere ricevuta. Che uso ne fa Samani di quella documentazione? La consegna di peso a Dell'Acqua.
Un'altra signora ritiene di segnalare al direttore generale il comportamento scorretto e irresponsabile degli psichiatri del CSM Domio. Cosa ne fa il Samani? Consegna di peso il fascicolo al responsabile di Domio, Evaristo.
Ma c'è qualcos'altro, veramente illuminante. Al reportage del 2009 di Cristiana Lodi che denunciava gravi abusi e prepotenze degli psichiatri ai danni della maestra e di sua figlia, Dell'Acqua querelava il giornale (Libero) e la giornalista. Dopo due anni veniamo a sapere che il nuovo direttore, Belpietro, incredibilmente accetta di liquidare la questione pubblicando una pagina di apologia della psichiatria di Trieste. La fa la stessa Cristiana Lodi con uso di espressioni del repertorio apologetico basagliano, e senza smentire assolutamente niente del reportage del 2009. Il Piccolo ne fa notizia lasciando intendere surrettiziamente che Libero ha ritrattato le denunce del reportage.
La surreale vicenda rimarrà nella storia a eterna vergogna di Belpietro. Dodici persone, della ventina che la Lodi aveva incontrato a Trieste per ascoltarne le testimonianze sugli abusi degli psichiatri, prima di scrivere il suo reportage, si sono offerte di andare al suo fianco in tribunale per confermare tutto. Belpietro ha sciupato un'occasione straordinaria, irripetibile. Ma a Trieste chi ha diretto la trattativa e raggiunto l'accordo? Samani. Non gli ha sfiorato il cervello il desiderio o la curiosità di conoscere le due donne perseguitate. Non le ha chiamate, non ha cercato testimoni. Ha posto il suo sigillo al linciaggio pubblico di due anni fa. Complimenti signor Samani. Ne vada fiero con i suoi amici e suggeritori. Ma butti nel cestino il giuramento di Ippocrate.
Questo video commenta parzialmente lo sconfortante episodio:
http://www.youtube.com/watch?v=CjiVv_tt1SQ



13) Prospettive. Il coriaceo Dell'Acqua presidia saldamente il posto di comando della psichiatria politica di Trieste, all'ombra del venerabile Franco Rotelli. Il direttore generale della sanità, Samani, si è ben integrato nel sistema Trieste. Il Piccolo il 4 luglio informa la popolazione che l'ex giudice tutelare Gloria Carlesso, passata ad altri incarichi, continua a occuparsi attivamente dell'amministrazione di sostegno. Una missione.
La sanità è totalmente di competenza delle regioni. Il presidente della regione, Tondo, dopo aver tradito due anni fa le aspettative di chi era andato a chiedergli aiuto per sfuggire alla segregazione e alla persecuzione, è andato volontariamente a passare le forche caudine e a prostrarsi a Rotelli. Un video celebra l'evento:
http://www.youtube.com/watch?v=CuFudOlP_-w
Il nuovo sindaco di Trieste? Cosolini è un fedele compagno di partito di Dell'Acqua e compagni. Scoppiato il reportage nel gennaio 2009, ha assunto il ruolo di organizzatore della campagna propagandistica per coprire di fumo i gravi soprusi imputati a Dell'Acqua. Partito e psichiatria si identificano. In una città normale di un paese normale la magistratura avrebbe indagato sulle gravi denunce. Ma qui no. Il grido di battaglia di Cosolini: “Un attacco feroce a Trieste e alla 180”. Che non centravano per niente. Ma la propaganda si fa con slogan, retorica e falsità. Una rassegna di documenti di quella campagna nel sito di Giulio:
http://www.giuliocomuzzi.it/doku.php?id=il_fondo_dell_abisso
Se si disegna l'organigramma viene da mettere presidente della regione, sindaco di Trieste, direttore generale della sanità e probabilmente qualche magistrato in subordine alla psichiatria.



14) Conclusione. Necessariamente soggettiva. Io vedo Trieste schiacciata sotto il tallone di ferro della psichiatria politica. L'unica scelta sensata è di andarsene via.

Mario Comuzzi